IL FURTO DI LEGNA Il giorno 31 Dicembre 1863, il Maresciallo Alberto Allo, Comandante la Stazione dei Reali Carabinieri di Loreto Aprutino, inviò al Giudice del Mandamento di Penne, la seguente informativa che aveva per oggetto: “Pregiomi trasmettere alla S.V. Ill.ma un processo verbale di furto forestale a danno di D’Angelo Andrea di Loreto avvenuto oggi in territorio di Penne, e denuncia dei ladri sorpresi in flagrante delitto tali D’Angelo Emidio, Domenico, e Luigi fratelli e di loro sorella Maria Rosa, contadini nativi e domiciliati in Penne detti i figli di Cuculo, per quegli atti di Giustizia che Ella ne crederà del caso; pregandola onde volesse compiacersi di farmi un cenno di ricevuta della presente per servire di pratica questo Ufficio”. “Oggi trentuno Dicembre Milleottocentosessantatre verso alle ore due pom. nella regione Teto territorio di Penne, Noi sottoscritti Barsani Angelo vice Brig. e Carab. Moretti Giovanni, Sutgiù Agostino, ed Inzania Giovanni tutti dell’arma a piedi, della qui contra descritta Nazione, vestiti del nostro uniforme dichiariamo che essendosi presentato alla nostra Caserma il nominato D’Angelo Andrea, fu Antonio, d’anni 55, nativo e domiciliato in Loreto, possidente a porgere lagnanza che nella regione sopra indicata lui aveva comperato una quantità di piante di rovere e che in quel momento era stato avvisato che vi era della gente con delle scure che tagliavano e rubavano legna delle piante suddette, e che perciò invitava l’Arma nostra a portarsi sul luogo per far rispettare quelle sue proprietà e sorprendere in flagrante i ladri, quindi dietro ad ordine del nostro Comandante di Stazione partimmo immediatamente per quel luogo avente con noi per guida il Padrone della legna, e giunti a circa 300 metri di distanza dal luogo ove stavano quei malfattori a tagliare legna, abbiamo potuto scorgere ed osservare che vi erano colà un N° di quattro persone cioè tre uomini e una donna, e che due uomini con scure continuavano a tagliare legna e la donna ed un uomo la portavano via; nella avanzarci noi a quella direzione essendosene loro accorti si diedero a precipitosa fuga dirigendosi verso Penne, due in manica di camicia, che velociamente da noi inseguiti alla corsa per longo tratta non abbiamo potuto riuscire di raggiungerli per la distanza che vi era e per la situazione montuosa e fangosa hanno potuto guadagnare terreno e scomparire dalla nostra vista.
In data 29 Febbraio 1864, così Andrea D’Angelo raccontò al Pretore di Penne del furto subìto: Una volta interrogati costoro, il Giudice mise a verbale quanto segue: Domenico Labricciosa, figlio del fu Giacomo, di anni 58 contadino nato e domiciliato in tenimento di Penne contrada Teto. Ha dichiarato che nel mese di Dicembre ultimo vide quando i D’Angelo tagliavano le querce e trasportavano altrove la legna; Vincenzo De Luca, figlio di Anastasio, di anni 21 contadino domiciliato in tenimento di Penne contrada Teto. Ha dichiarato che nel giorno dell’avvenimento vide solo quando Luigi e Margherita D’Angelo trasportavano della legna sul di lui fondo, ed anche in mezzo la vicina strada. Che venivano dal fondo del Barone Scorpione e che egli quindi seppe subito da Andrea D’Angelo che la legna suddetta era stata a lui rubata; Antonio de Bonis, figlio del fu Emidio, di anni 40, fattore di campagna nato e domiciliato in Penne. Ha dichiarato che egli non sa il fatto se non per racconto di Michele Di Pietrantonio, il quale vide quando i prevenuti rubavano la legna; Michele Di Pietrantonio, figlio del fu Luigi, di anni 42, contadino e guardiano nato e domiciliato in Penne. Il Presidente del Tribunale di Teramo, alla fine del dibattimento, emise la seguente sentenza di colpevolezza condannando: Domenico a lire venti di ammenda che nel caso di non effettuato il pagamento a giorni dieci di arresti; Emidio a lire quindici di ammenda che nel caso di non pagamento a sette giorni di arresto; Luigi, in considerazione della sua età, maggiore degli anni 14 e minore di anni 18, a lire cinque di ammenda che nel caso di non pagamento a due giorni di arresto. I fratelli D’Angelo vengono altresì condannati alle spese del procedimento a favore dell’Erario dello Stato e al rimborso del danno a prò della parte danneggiata. Margherita D’Angelo viene dichiarata assolta dalle imputazioni ascrittale.
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