Cuculetto il brigante di Penne

AL CARCERE DI CIVITAVECCHIA

articolo dal Corriere Abruzzese

 

Nell'attesa del giudizio della Corte di Cassazione alla quale si era appellato, Cuculetto venne incarcerato nel bagno di Pescara. Dopo la sentenza della Suprema Corte, per scontare la pena inflitta, fu trasferito allo stabilimento penale di Civitavecchia.

il carcere di Civitavecchia nel 1896

 

 

 

 

 

Il 1° Dicembre 1901, dal carcere di Civitavecchia, Emidio D’Angelo scrisse una lettera di proprio pugno indirizzata al Procuratore Generale della Corte dell’Aquila.
lettera2Di seguito si riporta integralmente la corrispondenza epistolare:
(sic)“Ill’ustrissimo Signore Procuratore Generale della Corte Aquila.
D’Angelo Emidio di Tommaso, di Penne, Teramo.
Umilmente espone alla S. V. I. quando segue.
D’Angelo Emidio, Detenuto nella casa di Reclusione di Civitavecchia, veniva catturato il 12 Dicembre 1873, e condannato dalla Corte di Teramo, per omidio Con sentenza 6 Novembre 1875 ai lavori forzati a vita. Però il ricorrente ritenendo di poter far parte ai benefici dell’articolo 39 del vigente Codice penale.
Pertanto si permette ricorre alla S.V. I. onde ottenere colla piu equa Giustizia di venire commodato linfelice che per si lungo tempo giace in si squallida miseria sotto il pondo di ferrea catena.
Speranzoso nel paterno cuore della S.V. I. col masimo rispetto nela ringrazia anticipatamente.
Tanto spero e l àvra come Grazia comandato da Dio.
Dalla Signoria V. I. l’umilissimo devotissimo suo servo.
D’Angelo Emidio”.

 

In merito a questa istanza prodotta dal D’Angelo, in data 6 marzo 1902, la Corte d’Appello di Aquila, pronunciò la seguente sentenza:

“Sulla domanda di commutazione della pena perpetua in temporanea presentata da D’Angelo Emidio di Tommaso, contadino di Penne, condannato dalla Corte di Assise di Teramo, con sentenza sei Novembre 1875, alla pena dei lavori forzati a vita per delitto di assassinio per premeditazione con circostanze attenuanti generiche;
La Corte Sezione di Accusa rigetta la istanza di D’Angelo Emidio, tendente ad ottenere la commutazione della pena perpetua dei lavori forzati nell’altra della reclusione per anni trenta”.

Da quanto si evince, Cuculetto, oramai sessantaquattrenne, dal carcere di Civitavecchia scriveva spesso a Penne a sua sorella Arcangela che di anni ne aveva 54.
lettera1In data 8 novembre 1907 fu il direttore del carcere a scrivere al sindaco di Penne la seguente missiva:
“Oggetto: Richiesta di notizie pel detenuto D’Angelo Emidio, figlio di Tommaso e di Angela Rosa, nativo di Penne.
Allo scopo di appagare il desiderio del detenuto in oggetto che vive da qualche tempo in uno stato di continua inquietudine, perché privo di notizie della sorella Arcangela e del di lei marito Gaudenzio Vincenzo dimoranti in codesto Comune, rivolgo preghiera alla S.V. perché voglia avere la compiacenza di assumere informazioni in proposito, e di comunicarmele, per mettermi in grado di soddisfare le legittime richieste di lui e di renderlo possibilmente tranquillo”.

 

 

lettera3Una settimana dopo, l’allora sindaco di Penne, Saverio De Leone, dopo aver attinto le informazioni, prontamente rispose:
“Penne, 15 Novembre 1907. Signor Direttore dello Stabilimento penale di Civitavecchia.
La S.V. sarà compiacente informare il detenuto D’Angelo Emidio che la sorella Arcangela unitamente al marito stanno bene in salute, e che fra giorni risponderanno alla sua lettera”.

 

 

 

 

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