L'OMICIDIO DI ANGELO MASSIMO CASELLI

TERZA PARTE


MANDATO DI CATTURA


Poiché sufficienti indizi di reità colpirono gl’imputati Sardini e Massimiliano, questi quale autore, l’altro come complice della ferita che à ridotto a morte il Casella, risultando provato dalle dichiarazione dello Scocchia, dall’immediata dichiarazione del ferito, e dalla deposizione del teste Vincenzo di Zio.
Poiché è altresì utile proseguirsi la istruzione sulla causale del reato, che si accenna trovarsi in un furto precedentemente sofferto per opera dell’ucciso da essi Massimiliano e Sardini, e ciò nel fine di aversi un concetto esatto sull’elemento motivo del malefizio.


Applicato l’art. 152 Codice Procedura Penale
Chiede


Che sia spedito mandato di cattura contro i due imputati, e svolta la istruzione sulla base non solo degl’interrogatori, ma ben pure sulla causale del reato.
Teramo 25 Marzo 66

 

Vittorio Emanuele II°
Per grazia di Dio e per volontà della Nazione Re d’Italia

Il Giudice Istruttore presso il Tribunale Circoscrizionale di Teramo
Visti gli atti a carico di
Bernardo Sardini, fu Gioacchino
Pietro Massimiliano, fu Antonio
di Penne, imputati di ferita volontaria, fatta senza arma propria, per cui seguì la morte entro 40 giorni immediatamente successivi al reato, in persona di Angelo Massimo Casella di Penne.
Letta la decisione del P.M. di spedirsi contro gl’imputati mandato di cattura;
Attesochè sufficienti indizi di reità sono di aggravio agli imputati;
Ordina che sia spedito mandato di cattura contro gl’imputati Sardini e Massimiliano per essere sottoposti a regolari interrogatori, e proseguimento delle indagini.
Teramo 26 Marzo 1866

Tribunale del Circondario di Teramo
Ufficio di Istruzione
INTERROGATORIO DELL’IMPUTATO

L’anno mille ottocento sessantasei il giorno sette del mese di aprile
in Teramo
Avanti a Noi Giudice Istruttore del Tribunale di Teramo, è comparso spontaneamente un individuo che ha detto chiamarsi Bernardo Sardini, il quale à affermato essere imputato di omicidio ed interrogato sulle generali, sul motivo della sua comparsa è a dichiarare se e quali prove abbia esso a proprio discarico;
Risponde: sono Bernardo Sardini del fu Gioacchino, di anni 60, contadino di Penne, coniugato con prole, indigente, processato e condannato a sei anni di reclusione per furto, non so leggere e scrivere.
Analogamente domandato sul fatto che costituisce il soggetto dell’imputazione ha risposto:
Avendo presentito essere stato spedito mandato di cattura contro di me e mio genero Pietro Massimiliano, con l’imputazione di omicidio avvenuto in persona di Angelo Massimo Casella di Penne nella sera del 7 febbraio ultimo, sono venuto a costituirmi spontaneamente in carcere ad oggetto di provare la mia innocenza. Infatti nella sera del 7 febbraio né io né mio genero ci imbattemmo nel Casella, né avevamo alcuna ragione per vendicarci di lui. E’ vero che egli è un ladro di campagna, ma posso raccontare alla vostra giustizia che mai furti abbiamo patito per opera dello stesso.
Ad altra domanda ha risposto:
Alle ore 24 italiane della sera del 7 febbraio io mi trovavo in casa di Raffaele Perrotti unitamente a mio genero Massimiliano. C’intrattenemmo in quella casa per circa un’ora, e appena usciti di là, ci recammo in casa di Antonio Silvestro donde ci ritirammo a circa tre ore ed un quarto, quindi ci ritirammo in nostre case. Questo fatto può essere raccontato da testimoni: 1° Antonio d’Angelo; 2° Antonio di Silvestro; 3° Raffaele Perrotti; 4^ Maddalena Nardelli; 5^ Mariuccia Rossi, tutti di Penne.
Ad altra domanda ha risposto:
Per andare da Penne nel luogo ove fu aggredito il Casella, ci si impiega circa mezz’ora.
Ad altra domanda ha risposto:
Il testimone Pasquale Scocchia, il quale mi ha addebitato l’omicidio, è un ladro. Nel novembre ultimo egli consumò un furto di olive in danno del Curato di S. Panfilo, e poiché io lo avevo visto rubare, fui sentito come testimone nel processo a suo carico, e nel 13 marzo ultimo lo Scocchia fu condannato alla pena di un mese di carcere dal Pretore del Mandamento di Penne. Ond’è che per la testimonianza da me resa contro il medesimo nel novembre ultimo, lo Scocchia se n’è voluto vendicare con una calunniosa imputazione di omicidio tanto sopra me, tanto sopra mio genero.
Ad altra domanda ha risposto:
Non so affatto capire come il Casella, prima di morire, abbia indicato noi come suoi assalitori. Egli forse si trovava nello stato di ubbriachezza, e non dovè ben riconoscere il suo assalitore, anche perché, come mi si dice, l’omicidio avvenne a circa un’ora di notte. Io credo che il Casella, essendo un celebre ladro di campagna, fosse stato visto da qualche derubato o danneggiato.
Sulla cattiva condotta in materia di furti, di Scocchia e Casella, possono essere sentiti gli stessi testimoni di sopra indicati, e quanti altri ne vorrà la giustizia.
Lettura data a chiara ed intellegibile voce, ha fatto un segno di croce non sapendo scrivere.

Il sottoscritto Vice Cancelliere della Pretura di Penne
Attesta che nella pubblica udienza del tredici marzo ultimo nella sudetta Pretura e nella causa correzionale a carico di Raffaele Cantagallo e Pasquale Scocchia di Penne imputati di furto semplice di olive ancora attaccate al suolo del valore di lire 42:50 in pregiudizio della Sig.ra Francesca Cantagallo loro concittadina, il testimone Bernardo Sardini deponeva come appresso.
E’ purtroppo vero che nella campagna della Sig.ra Francesca Cantagallo sia stato consumato un furto di oliva in novembre ultimo. In fatti verso le ore nove italiane di quella notte io vidi coi propri miei occhi nelle vicinanze di quella campagna Pasquale Scocchia con una mezza salma circa di olive dentro un sacco sopra le spalle.
Ad altra domanda ha risposto:
Quando io vidi lo Scocchia eravi con lui un altro che fuggì e che io non riconobbi.
Ad altra domanda ha risposto:
Raffaele Cantagallo e Pasquale Scocchia sono celeberrimi ladri che vanno sempre di conserva, ed io in quella occasione supposi che l’individuo da me non riconosciuto per la ragione testè indicata fosse Raffaele Cantagallo.
A domanda della difesa ha risposto:
Io vidi Pasquale Scocchia nel rincontro indicato perché guardava una campagna da me coltivata pure in quelle vicinanze nella notte dello accadimento.
Ad altra domanda ha risposto:
Pasquale Scocchia quando lo vidi veniva dalla direzione della Sig.ra Cantagallo, ed andava verso la Città.
Alla domanda della difesa ha risposto:
Quando vidi Pasquale Scocchia, il medesimo non percorreva la strada che conduce dalla sua campagna alla Città, ma sebbene altra via tortuosa.
Rilasciato per uso Penale.
Penne diciotto aprile 1866

Perizia tempo


L’anno mille ottocento sessantasei, il giorno ventisette aprile, in Penne, e suo tenimento, Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne, assistito dal Vice Cancelliere.
Visti gli atti a carico di Bernardo Sardini, e Pietro Massimiliano, volendo assodare la distanza da Penne al luogo dello avvenimento, ed il tempo che si dovrebbe impegnare a percorrerla, nonché se nella campagna del Sig. Raffaele Andreoli esistente nelle vicinanze di detto luogo, e coltivata dagl’imputati, vi siano tracce che rivelino la mancanza di piantoni di olive.
Abbiamo fatto venire alla nostra presenza:

  1. Il testimone Antonio Core;
  2. Il perito Sig. Camillo Ferri.

Richiesto il testimone suddetto dalle sue generalità, ha detto essere Antonio Core.
Richiesta la stessa cosa al perito, ha detto essere Camillo Ferri, di Concetto, di anni 45, nato e domiciliato in Penne.
Abbiamo quindi fatto prestare al perito il giuramento di bene e fedelmente procedere nelle sue operazioni e di non avere altro scopo se non quello di far conoscere ai Giudici la pura verità.
Giuramento che esso à prestato con gli avvertimenti, e ne' modi indicati dall’articolo 299 Codice procedura penale.
Dietro di che abbiamo istruito esso perito, ed abbiamo invitato il testimone Core di additare il luogo dove il fu Angelomassimo Casella fu rinvenuto e fu ferito, ciò che essendosi praticato da esso testimone, il nominato perito, dopo le debite osservazioni, ha dichiarato:
Il luogo dove ci troviamo e che ad indicazione del testimone Core, è quello dove fu ferito il fu Angelomassimo Casella, esiste nella strada nuova che passa sotto i Riformati di questa Città, e dicasi comunemente il chiavi cotto di Coculo. Da questo luogo trovasi alla distanza dall’abitato di Penne volendosi fare la via lunga un chilometro e ventotto metri, la via breve circa tre quarti di chilometro. Per percorrersi la via lunga andandosi a passo ordinario si può impiegare un dodici minuti. Per percorrersi la via breve un nove minuti.
In seguito di tale operazione abbiamo chiesto al testimone Core ad indicarci se nel punto dove ci troviamo, od in prossimità di esso vi fossero campagne coltivate dagl’imputati all’epoca del commesso reato, ed a chi vi appartenessero. Ed i medesimi ci hanno concordemente riferito che alquanto più sotto al cennato punto esiste una campagna di proprietà del Sig. Raffaele Andreoli, che gl’imputati nell’epoca del commesso reato coltivavano.
Per conseguenza ci siamo tutti portati in detta campagna, ma abbiamo rinvenuto il nuovo colono del Sig. Andreoli insieme ad uno de’ figli.
Interrogati i medesimi sulle loro generalità, il colono ha detto essere Emidio Crocetta, del fu Giuseppangelo di anni 44, contadino nato e domiciliato in Penne, e senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Il figlio del colono ha detto essere Gaetano Crocetta, figlio di Emidio, di anni 12, contadino nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Dietro gli avvertimenti di rito, quindi a norma dell’art. 172 Codice di procedura penale, vengono interrogati entrambi i sudetti padre e figlio Crocetta che hanno risposto:
Noi siamo entrati in questa campagna come coloni del Sig. Raffaele Andreoli ultimamente, e precisamente nel dì delle ceneri. Due giorni prima che il fu Angelomassimo Casella fosse stato ferito, i passati coloni del Sig. Andreoli, che coltivavano lo stesso fondo, cioè Bernardo Sardini, e Pietro Massimiliano, siccome noi eravamo loro vicini, ci fecero vedere i cinque punti che vi indichiamo, dove dicevano che il fu Angelomassimo Casella aveva loro in una notte precedente spiantati cinque piantoni di olive, trasportandoseli seco lui. In questo riscontro il Sardini, ed il Massimiliano fecero con noi delle doglianze contro il Casella.
In vista di tale dichiarazione fattaci dai Crocetta abbiamo ricordato al perito Sig. Ferri il giuramento prestato, ed invitandolo quindi a dichiararci se nei cinque punti designati dai Crocetta nella campagna del Sig. Andreoli, dove ci troviamo, esistano tracce da cui possa risalirsi se vi sia stato spiantamento. Il perito cennato, dopo debita verifica, ha dichiarato:
Nei cinque punti della campagna del Sig. Andreoli, dove i due Crocetta indicano che sia avvenuto lo spiantamento di cinque piantoni di olive, nessuna traccia visibile esiste, da cui si possa trarsi argomento che tale spiantamento siasi verificato, a ciò perché tali punti si veggono col resto della campagna di recente zappata, onde che se mai collo spiantamento fosse rimasta qualche radice dei piantoni spiantati, colla zappatura tali radici sono andate perdute.
Abbiamo di tutto redatto il presente processo verbale che dopo essere stato letto a chiara ed intelligibile voce, è stato sottoscritto dal perito, da noi, e Vice Cancelliere, e non dagli altri intervenuti per essersi dichiarati analfabeti, ed ignari di sapere sotto segnare, ed il detto perito ha chiesto le sue indennità come per legge.

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Domenico Massaro, figlio del fu Pasquale, di anni 59, contadino nato e domiciliato in tenimento di Penne, senza beni di fortuna ed indifferente colle parti.
Da quanto avvenne costà posso assicurare alla giustizia, che il fu Angelomassimo Casella era un esimio ladrone, come è un ladro il suo amico e compagno Pasquale Scocchia.
Per voce pubblica mi è noto che il Casella sia stato ferito da Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani per causa di furto di piante di oliva dal Casella ai medesimi sopracitati.
Lettura e conferma, si è sotto segnato con una croce per essere analfabeta.

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Raffaele Bongrazio, figlio del fu Massimantonio, di anni 40, merciaio nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, indifferente colle parti.
Angelomassimo Casella, come conosco per propria scienza, era in vita sua oltre modo dedito ai furti campestri, tanto che per sua causa e per causa del suo amico e compagno Pasquale Scocchia, anche celebre ladrone, fui costretto di lasciare una campagna che io coltivavo di proprietà del Sig. Curato Cantagallo.
Si vuole pubblicamente che il Casella sia stato ferito da Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani per avere ai medesimi consumato un furto di piante di olivi, ma io però nessuna particolarità saprei dimostrare alla giustizia in proposito.
Lettura e conferma, si è sotto segnato con una croce per essere analfabeta.

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Nemesio Falco, figlio del fu Francesco, di anni 40, medico chirurgo nato a Montebello, e domiciliato in Penne, possessore di beni, ed indifferente colle parti.
Posso assicurare la giustizia che io nella mia qualità di medico curai per malattia di cuore Camillo Sardini da Dicembre ultimo, sino a tutto febbraio, se male non ricordo.
La donna Maddalena Nardelli, e Mariuccia Rossi furono da me vedute spesso nella casa di Antonio di Silvestre genero del Sardini, dappoichè esse sono vicine, e stanno in molta famigliarità colla famiglia Silvestre.
Io non conosco le relazioni che ci sono tra Antonio d’Angelo, Antonio di Silvestre, Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani.
Lettura e conferma, si è sottoscritto.
Nemesio Falco

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Tommaso di Fabbrizio, figlio di Francescantonio, di anni 50, falegname nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna ed indifferente colle parti.
Nel mattino dello avvenimento alla mia presenza Antonio di Silvestro domandò il medico Sig. Nicola di Tonno dello stato dell’infermo Angelomassimo Casella, ed il Sig. di Tonno rispose che la ferita era grave, e che il Casella gli aveva detto che non aveva riconosciuti gli aggressori, dappoichè si trovava in stato di ebbrezza quando fu assalito.
Antonio di Silvestro domandò del fatto al medico Tonno per semplice curiosità, come mi penso io.
Lettura e conferma, si è sottoscritto con una croce per essere analfabeta.

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Gaetano Ridolfi, di Salvatore, di anni 40 mugnaio nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna ed indifferente colle parti.
Quando tornò in casa Angelomassimo Casella ferito io non andai a vederlo, dappoichè non avea con lui alcuna aderenza perché era un ladro. Udii però dal mio vicinato che il Casella era stato ferito perché era andato a rubare, e poco fa ho inteso da persona che io non conosco e che non vi saprei precisare in nessun modo, che il furto il Caselli l’abbia commesso a Bernardo Sardini.
La persona ignota testè individuata mi ha parlato innanzi al forno di mio fratello, e non vi era nessuno presente.
Lettura e conferma, si è sotto segnato con una croce per essere analfabeta.

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Antonio di Fabbrizio, figlio di Domenico, di anni 49, contadino nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Angelomassimo Casella in vita sua fu un celeberrimo ladro, e compagno indivisibile dell’altro ladrone Pasquale Scocchia, e ritengo che il Casella sia stato ferito per causa di furto campestre, mentre si consumava insieme collo Scocchia.
Dal pubblico ho risaputo che il furto testè indicato sia stato consumato in danno di Bernardo Sardini, e questi mi ha detto che gli erano state involate delle piante di oliva nella campagna da lui coltivata, non so se di Raffaele Andreoli o di Raffaele Perrotti.
Nella cennata circostanza il Sardini non mi confidò chi era stato l’autore del furto.
Questo discorso mi fu tenuto dal Sardini sei sette giorni dopo il ferimento del Casella.
Lettura e conferma, si è sotto segnato con una croce per essere analfabeta.

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Giuseppe della Valle, alias Quintiglio, figlio del fu Giovanni, di anni 45, contadino nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Il fu Angelomassimo Casella era un ladro campestre compagno indivisibile dell’altro ladro Pasquale Scocchia, ed andava rubando la notte tra l’altro le piante di oliva.
Non so chi sia stato l’autore del ferimento in persona del Casella, e non so se a Bernardo Sardini sia stato consumato mai un furto di piante di olive.
Lettura e conferma, si è conta segnato con una croce per essere analfabeta.

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Giuseppe Chiarella, figlio del fu Filippo di anni 29, scribente (N.d.A. segretario) nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Comunque vicino del fu Angelomassimo Casella, pure nulla saprei dire alla giustizia di particolare intorno all’autore che lo ferì ed altre circostanze che potessero influire per lo scovrimento della verità perché io non sto mai in casa mia.
Lettura e conferma, si è sottoscritto.
Giuseppe Chiarella

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Saverio di Giorgio, figlio del fu Nicola, di anni 67, bettoliere nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Quando Angelomassimo Casella tornò in casa ferito io non fui mai a trovarlo, dappoichè io non ho attinenza con uomini di cattiva fama. Dal mio vicinato senza che vi potessi indicarne precisamente da chi, poiché non ci posi attenzione, appresi che il Casella era stato ferito per causa di un furto di piante di oliva consumato in danno di Bernardo Sardini.
Non saprei dirvi se lo stesso Sardini sia stato l’aggressore del Casella, o altri.
Io suppongo che il furto delle piante di oliva consumato dal Casella sia avvenuto nella campagna coltivata dal Sardini di ragione del Sig. Raffaele Andreoli, dappoichè ho inteso dire che il Casella sia stato ferito nella strada nuova e nelle vicinanze della campagna del Sig. Andreoli.
Lettura e conferma, si è sottoscritto con una croce per essere analfabeta.

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventisette del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Raffaele D’Ambrosio, figlio di Donato, di anni 36, calzolaio nato e domiciliato in Penne, senza beni di fortuna, ed indifferente colle parti.
Ho inteso dire pubblicamente che Angelomassimo Casella ora defunto sia stato ferito da Bernardo Sardini, e dal di costui genero, ma io però non posso dirvi nessuna particolarità in proposito, dappoichè è qualche tempo che non abito più vicino la casa del Casella.
Lettura e conferma, si è sottoscritto.
Raffaele d’Ambrosio

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventotto aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Nicola di Tonno, figlio del fu Vincenzo, di anni 40, medico nato e domiciliato in Penne, possessore di beni, ed indifferente con le parti.
Nella notte dello avvenimento io chiamato nella mia qualità di medico, andai subito a visitare Angelomassimo Casella, il quale era stato gravemente ferito, ed avendolo interrogato intorno all’autore, ed alla cagione di quel ferimento, egli mi confidò che lo avea ferito Bernardo Sardini, e che lo avea tacciato di ladro di piante di olive.
Nel dì seguente mentre io stavo dentro la farmacia del Sig. Caponetti di qui, Antonio di Silvestre mi fece cenno con la mano, e m’invitò ad uscir fuori perché egli avea premura di parlarmi. In questo incontro mi domandò se era grave la ferita riportata dal Casella, e se costui ne avea rivelato l’autore. Fu allora che io gli ripetetti ciò che ho testè manifestato alla giustizia, vale a dire che il Casella incolpava Bernardo Sardini.
Quando nella notte dello avvenimento il Casella mi fece la manifestazione intorno all’autore del suo ferimento avea la mente libera, e non appariva ubbriaco. Io andai a visitarlo alle ore cinque di notte.
Quando io parlai come ho di sopra detto con Antonio di Silvestre, l’amico suo Tommaso de Fabbritiis, che andava con lui, si mise in disparte.
Quando il defunto Angelomassimo Casella mi confidò il fatto del ferimento vi erano presenti molte donne, delle quali ricordo Colomba Crocetta, e Mariantonia della Valle, se non erro.
Lettura e conferma, si è sottoscritto.
Nicola di Tonno

 

L’anno milleottocentosessantasei, il giorno ventinove del mese di Aprile, in Penne.
Avanti a Noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne è comparso il testimone sottonotato.

Risponde: Sono Raffaele Andreoli, figlio del fu Massimonicola, di anni 34, proprietario nato e domiciliato in Penne, possessore di beni, ed indifferente colle parti.
Nella sera dello avvenimento verso due ore di notte si portava in mia casa i miei coloni Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani, e mi dissero che nella mia campagna da loro coltivata, essendo essi andati il giorno, avevano trovato che vi mancavano parecchi piantoni di olive, e che perciò me lo avvisavano, dato che colà non avevano l’abitazione, così del tal fatto non ne erano responsabili. Non mi manifestarono chi era stato l’autore di tal danno, e nello accomiatarsi mi significarono che dalla mia casa sarebbero andati a visitare un loro parente, se mal non mi ricordo, che si trovava gravemente ammalato. Dopo pochi giorni dallo avvenimento si riportavano di nuovo nella mia casa, e mi dissero che siccome essi erano stati imputati di aver ferito Angelomassimo Casella, così non intendevano più coltivare la mia campagna, e percui io sostituii in loro vece l’altro colono Emidio Crocetta.
Io non mi portai nella mia campagna che dopo una ventina di giorni dallo accaduto, e lo stesso Crocetta mi volle fare osservare i punti dove erano stati spiantati i suddetti piantoni, ma però nessuna traccia vidi dopo perché il Crocetta avea lavorato il terreno.
Tanto mi trovo di aver asserito che nella notte dello avvenimento erano due ore quando mi vennero a trovare Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani, dappoichè io allora mi ritirai ed osservai l’orologio che segnava due ore, e parecchi altri minuti.
Lettura e conferma, si è sottoscritto.
Raffaele Andreoli

 

L’anno mille ottocento sessantasei, il giorno trenta aprile in Penne.
Innanzi di noi Gennaro Muzi Pretore del Mandamento di Penne assistito dal Vice Cancelliere, previa citazione è comparsa Maria Giuseppa Falzani.
Domandata ha risposto:
A carico degli offensori del fu mio marito, cioè di Bernardo Sardini e Pietro Massimiliano, io desidero che sia udito dalla giustizia Domenico Laguardia, il quale accorse nella mia casa quando il detto mio marito ritornò ferito. Dovete sapere che gli indicati Sardini e Massimiliano sono ora protetti dal loro congiunto Antonio di Silvestre e dal Canonico Sig. Simone Perrotti fratello del sig. Raffaele Perrotti loro padroni. Anzi si vuole, come mi ha assicurato Mariantonia Lavalle per averlo risaputo dalla domestica del Perrotti, che nella notte dello avvenimento, verso cinque ore, il Sardini ed il Massimiliano, siano andati a trovare il sudetto Sig. Simone Perrotti, e che il medesimo li avesse assicurato che avrebbe egli procurato la loro impunità.
Ad altra domanda ha risposto:
Tommaso De Fabritiis è parente di Bernardo Sardini, ed è amico di Antonio Di Silvestre, di cui è amico anche Antonio D’Angelo. Maria Rossi, e Maddalena Nardelli sono pure esse amiche della famiglia del detto Di Silvestre.
Ad altra domanda ha risposto:
Antonio D’Angelo è un celeberrimo birbante, che ha fatto sempre cattive azioni tanto in Penne, quanto in Catignano.
Ad altra domanda ha risposto:
Per comprovare i fatti testè indicati non saprei quali testimoni assegnare alla giustizia, dappoichè tutti temono di dire la verità quando si tratta degl’individui accennati.

Lettura e conferma, non si è neppure sotto segnata per essere ignara.

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