L'OMICIDIO DI ANGELO MASSIMO CASELLI

SETTIMA PARTE

RICORSO ALLA CORTE DI CASSAZIONE

L’anno 1866 alli ventisei del mese di Ottobre nella Cancelleria della Corte delle Assise di Teramo sono personalmente comparsi li Bernardo Sardini, e Pietro Massimiliani, i quali concordemente hanno dichiarato di voler ricorrere alla Suprema Corte di Cassazione sedente in Napoli contro la sentenza profferta da questa Corte nel giorno ventiquattro del corrente mese di ottobre, colla quale veniva il primo condannato a venti anni di lavori forzati, ed il secondo ad anni quindici della stessa pena, e si riserbano di presentare nel termine di legge i relativi motivi.
A precedente lettura a conferma si sono dichiarati illetterati.
Segno di X di Bernardo Sardini
Idem di Pietro Massimiliani

Nella Cancelleria della Corte di Assise di Teramo,
Bernardo Sardini, e Pietro Massimiliani, di Penne, oltre gli altri motivi che saranno presentati e sviluppati a tempo opportuno, deducono per ora in sostanza del gravame da loro prodotto avverso alla sentenza di questa Corte di Assise del 24 ottobre.
Il Presidente avrebbe dovuto verificare la incompatibilità che stava tra la difesa del Sardini, e quella del Massimiliani, e destinare quindi per uno di essi altro patrocinante. Tanto egli è ciò vero che l’Avvocato Ginaldi insistendo subordinatamente per l’assoluzione di uno dei due imputati, si rimetteva per l’altro alla giustizia dei Giurati.
E’ rimasto quindi indifeso un giudicabile.
Teramo, 5 Novembre 1866
Serafino Ambrosj Avvocato

Sentenza Cassazione di Napoli


Vittorio Emanuele 2°
Per grazia di Dio e per Volontà della Nazione Re d’Italia


L’anno 1800sessantotto il diciotto Maggio alla Corte di Cassazione di Napoli, Sezione Penale.
Intervenendo i Sig. Nicola Alianelli f.f. da Presidente di Sezione, Michele Nauci, Callisto Rossi, Cav. Domenico Giannastasio, Vincenzo Lomonaco, Giuseppe Tatarno, Nicola Tramontano Consiglieri, Cav. Eugenio Girnaldi Sostituto Procuratore, Francesco Lanzetta V. Cancelliere.
Il Consigliere  Carlo Tramontaino ha fatto la seguente relazione sul ricorso di Bernardo Sardini e Pietro Massimiliani entrambi alla pena dei lavori forzati, il primo per la durata di anni venti, ed il secondo per la durata di anni quindici e solidalmente alle altre pene accessorie perché dal dedotto dei giurati ritenuti colpevoli di ferita volontaria che produsse la morte di Angelo Massimo Casella.
Avverso tal pronunziato si è ricorso per Cassazione pel seguente motivo:
Il Presidente avrebbe dovuto ravvisare la incompatibilità che stava tra la difesa del Sardini e quella del Massimiliani, e destinare quindi per uno di essi altro patrocinatore è rimasto quindi indifeso un giudicabile.
Sentita la relazione.
Sentito il Pubblico Ministero che ha chiesto rigettarsi il ricorso.
La Corte di Cassazione deliberando in segreto a porte chiuse.
Visti gli atti la sentenza ed il ricorso.


Ha considerato:


Poiché il ricorso è poggiato ad unico motivo senza citazione di articoli di legge che fossero violate,
Poiché se i due ricorrenti furono difesi da un unico avvocato, ciò fu con la loro acquiescenza, non risultando dal verbale che ne avessero fatto osservazione di sorta,
Poiché giova nondimeno osservare che nel fatto mancava la incompatibilità della difesa tra i due ricorrenti, perciocché così erano similmente accusati del reato, e viceversa; dichiarandosene entrambi innocenti né rispettivi interrogatorii, per queste considerazioni, la Corte di Cassazione rigetta il ricorso e condanna i ricorrenti alle spese del giudizio di Cassazione.


Fatto e pronunziato all’udienza il detto dì 18 Maggio 1868.

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